
Si è tenuto settimana scorsa a Milano il convegno dal titolo “Inquinamento da PFAS. Come sta la Lombardia?» organizzato da Legambiente Lombardia. Obiettivo dell´incontro è stato rispondere alle domande su come contenere l´inquinamento delle matrici ambientali da PFAS e fare conoscere le alternative disponibili nei settori produttivi
Diversi i contributi per far conoscere a un pubblico più ampio i problemi legati a questi contaminanti di cui si parla sempre più spesso e che si trovano dappertutto. Molti gli interventi sulla contaminazione delle acque, anche potabili, anche in bottiglia. Di fatto, nella narrazione più comune, i PFAS riguardano le acque. Ma nella realtà, purtroppo, riguardano anche l´aria. Ed è qui che entrano in gioco refrigerazione e climatizzazione. Perché? Lo spiega l’ingegner Francesco Mastrapasqua, Gruppo Epta e presidente di Assocold, intervenuto al convegno a parlare del legame tra PFAS e refrigeranti fluorurati: «Molti dei gas fluorurati che vengono usati nel settore del freddo sono essi stessi PFAS o precursori di PFAS. Questo significa che, anche se contenuti in circuiti chiusi, possono disperdersi nell’atmosfera a causa di microperdite negli impianti di refrigerazione che possono avvenire durante la vita utile di un impianto».
Secondo stime attuali, in Italia si consumano tra 700 e 1.000 tonnellate di gas fluorurati all’anno solo per la manutenzione di impianti vecchi, che sono più soggetti a perdite di refrigerante, sia per età che per usura. Questo ha portato l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) a identificare i gas fluorurati come una delle principali fonti di emissioni di PFAS nell’aria.
Ma per il problema c´è soluzione: l’industria della refrigerazione ha lavorato per trovare alternative più sostenibili. Oggi, grazie a circa vent’anni di sviluppo, è possibile realizzare impianti di refrigerazione senza gas fluorurati, utilizzando refrigeranti naturali come CO₂ (anidride carbonica) o propano e altri idrocarburi
Questi gas, oltre ad essere molto efficienti e a non presentare effetto glide, non hanno impatto ambientale e, soprattutto, non danno origine a reazioni “a sorpresa” che possono generare molecole non desiderate, come invece accade con i refrigeranti fluorurati.
Dice Mastrapasqua: «Oggi, in Europa, quasi 100.000 supermercati funzionano con impianti a CO₂ e questa tecnologia si sta diffondendo anche negli USA, in Australia e in Giappone. Le aziende italiane sono state pioniere in questo settore e continuano a esportare il loro know-how in tutto il mondo. La refrigerazione ha già raggiunto l’obiettivo di eliminare le sostanze più dannose, e altri settori come la climatizzazione e le pompe di calore stanno seguendo la stessa strada. Questo dimostra che la transizione è possibile e che possiamo costruire un futuro senza gas fluorurati e quindi, in ultima analisi, limitando anche la presenza di PFAS derivati da queste fonti»
In termini di diffusione della cultura dei refrigeranti naturali e consapevolezza sulle loro possibilità di utilizzo, dal 2021 opera in Italia l´Unione del Caldo e del Freddo Green, un gruppo di aziende con un importante know how sulle tecnologie della refrigerazione e climatizzazione con refrigeranti naturali. L´Unione è coordinata da Marco Mancini di Legambiente che al termine del convegno ha affermato: «Utilizzare i refrigeranti naturali non solo è una risposta alla mitigazione del cambiamento climatico da Fgas, questi ultimi messi al bando definitivamente dal regolamento 573/2024 di cui attendiamo in Italia i decreti attuativi; ma l’utilizzo dei refrigeranti naturali contribuisce all’innovazione tecnologica di questi settori sempre più strategici legati al settore HVAC&R, allo sviluppo di nuove professionalità tecniche e green job di impatto, al contrasto all’immissione di Pfas e ad uscire da logiche di mercato monopoliste rispetto all’utilizzo di miscele e brevetti di Fgas costosi che possono impattare sulla salute dei cittadini, in particolare nelle fasce di popolazione più fragili e sull’ambiente. La strada è tracciata dal Regolamento europeo. Possiamo immaginare deroghe per tempi certi ma la transizione ecologica è sempre più necessaria e possibile in questi settori. Serve impegno, visione e determinazione».